Sfide opportunità e strategie per abbracciare la trasformazione tecnologica e digitale.
La rivoluzione tecnologica e digitale rappresenta un cambio di passo importante che coinvolge tutto il nostro sistema produttivo, manifatturiero e non solo.
È un fenomeno caratterizzato dalla connessione tra sistemi fisici e digitali che comporta l’impiego di macchine intelligenti interconnesse e collegate ad internet.
Questa nuova rivoluzione industriale non è solo un nuovo modo di produrre beni o servizi ma rappresenta un nuovo modo di concepire il lavoro.
Un cambiamento così rivoluzionario richiede un’evoluzione culturale altrettanto profonda da parte del capitale umano all’interno delle aziende per portare a compimento la trasformazione richiesta. Il che, non vuol dire solo dotarsi di nuove e maggiori competenze tecnologiche e digitali, fattore importantissimo, ma vuol dire anche approcciare ad una nuova cultura del lavoro con un nuovo modo di concepire la propria funzione lavorativa.
Gli ostacoli che si possono presentare nel processo di trasformazione nelle aziende, può essere rappresentato dalla mancanza di attitudine, dovuta alla presenza di una cultura conservatrice, in cui le persone non hanno il coraggio di fare le cose diversamente, oppure per la presenza di strutture organizzative troppo rigide.
Ecco che quindi Industria 4.0 non si configura solo come una questione di informatizzazione e connessioni tra macchine e prodotti, ma come cambio di paradigma che vede le aziende coinvolte in un processo innovazione oltre che tecnologica e digitale anche culturale ed organizzativa.
L’implementazione delle nuove tecnologie in azienda impatteranno sulla cultura sulla struttura organizzativa e sulle risorse umane, dai manager agli imprenditori agli operativi. Richiederà l’adozione di nuovo modello organizzativo con una rivisitazione strategica dei ruoli diretti da manager che saranno in grado di orientarli non più a compiti ma al conseguimento di obiettivi.
Saranno richieste maggiori e nuove competenze digitali e tecnologiche.
I Dati dell’Istat, evidenziano come in Italia rispetto all’insieme dell’Unione europea (Ue28), la percentuale delle forze lavoro con competenze digitali elevate è considerevolmente inferiore, difatti l’Italia risulta avere, tra i 5 maggiori paesi europei, il più basso livello di diffusione delle competenze digitali.
Quindi per non subire passivamente l’avanzare del “nuovo” mondo tecnologico ed essere protagoniste del cambiamento e creatrici del futuro, è necessario acquisire competenze digitali, ma anche consapevolezza di sé soprattutto un nuovo approccio al lavoro.
I futuri lavori in crescita sono: data analyste scientist, specialisti di intelligenza artificiale e machine learning, ingegneri dell’automazione. Ma rimarranno anche ruoli che non possono prescindere dal valore umano come quelli nel marketing, nelle vendite e nella creazione di contenuti.
In italia anche fra le cinque professioni più richieste figurano gli esperti di intelligenza artificiale e di machine learning, gli esperti di IOT, i data analyst, gli esperti di trasformazione digitale e gli operai.
Fra i ruoli in declino troviamo invece gli operatori di data entry, i ruoli amministrativi, gli impiegati dell’area paghe e contributi, i manager dell’ambito business service e amministrazione, ruoli ad alta connotazione femminile.
Secondo il World Economic Forum, entro il 2025, il 50% di tutti i lavoratori avrà bisogno di reskilling, l’impatto della digitalizzazione: La maggior parte di queste nuove competenze sono collegate ai mutamenti tecnologici e organizzativi innescati dal digitale.
Diventa pertanto fondamentale garantire l’accesso a sevizi di reskilling ed upskilling a tutti nelle aziende, attraverso politiche pubbliche.
Le previsioni mostrano infatti come la quota di competenze di base destinata a cambiare sarà del 40%, tanto che, come anticipato, il 50% di tutti i lavoratori dovrà riqualificarsi.
Nel futuro diventerà sempre più crescente la necessità di interfacciarsi con sistemi tecnologici e quindi di sviluppare nuove skills.
Ma l’upgrade di quello che ciascuno di noi è in grado di fare non passa solo dalle nuove tecnologie; sono determinanti capacità quali creatività, pensiero critico e autocontrollo, che rappresentano, in mix con le competenze digitali, le chiavi di volta per affrontare le sfide future. Competenze di mestiere + competenze digitali + competenze “umane”: questo sarà il mix indispensabile per il lavoro del futuro.
Multidisciplinarietà ed un mix di skill emozionali e sociali, perché le mansioni fisiche e manuali, e quelle cognitive di base, sono destinate a essere sostituite dall’ automazione la padronanza delle tecnologie digitali, insieme a capacità cognitive elevate
La domanda per l’acquisizione di nuove skills si è quindi biforcata, andando ad affiancare alla onnipresente richiesta di competenze digitali come analisi dei dati, utilizzo del computer e tecnologia dell’informazione, un nuovo settore con una forte impronta di potenziamento e crescita individuale.
Questa rivoluzione industriale porta con sé i semi di un profondo cambiamento culturale che investe il capitale umano nelle aziende. Essa non richiede solo la riqualificazione ed il rinnovo del portafoglio delle competenze di base e specialistiche tecnologiche e digitali, ma un nuovo approccio, un nuovo modo di concepire il proprio lavoro, un nuovo mindest.
Gabriella Campanile – Founder Senior Organizational Consultant Expert DE&I